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La violenza sulle donne 2
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l l fascismo, come abbiamo già visto precedentemente, relegò la donna al ruolo di madre e moglie in una cornice fortemente patriarcale dalla quale, per il filosofo Slasvoj Zizek, ancora oggi, come una tartaruga, è indaffarata a spezzare il guscio ideologico del patriarcato [1] che non le riconosceva altro diritto che stare in casa e accudire la famiglia. Una realtà che pervase l’intera società post - bellica come ad esempio in La vigna delle uve nere della scrittrice siciliana Livia De Stefani che racconta di Concetta: “ il cielo di noi donne è l’uomo, il volo il matrimonio ” e di Casimiro Badalementi il quale è fortemente convinto che “ Il padre comanda per il bene dei figli e i figli obbediscono per il bene proprio e per il bene di quelli che nasceranno poi da loro. Il padre insegna. Il figlio impara . Se il padre sa le cose della vita e ha saputo guadagnare stima e denaro, il figlio è fortunato. Non deve imparare più niente d...
La violenza sulle donne 1^
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In Italia i femminicidi si susseguono ad un ritmo impressionante. Com’è possibile? Quale è la cultura sottesa che fa credere che la donna debba dipendere solo e soltanto dal capriccio dell’uomo che non sopporta di perdere una propria cosa , di vederla allontanare da sé, finalmente, consapevole della propria autonomia e libertà. E’ il retaggio di una cultura patriarcale , ancora radicata in tanti strati della società, difficile da estirpare, dove la donna non contava niente: era di proprietà del padre – padrone e del marito – padrone. Essere sempre pronta a soddisfare le voglie del marito e sempre gravida per fornire braccia utili per l’economia della famiglia e della patria. Ha contato niente nelle istituzioni, nelle arti, nelle scienze, pur essendoci state donne, in tutti i campi del sapere che hanno mostrato di non aver nulla da invidiare agli uomini, come Ipazia , e tantissime altre, astronoma, matematica, filosofa del IV secolo d. C., nata ad Alessandria d’Egitto ...
Memoria e comunità
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Ogni anno, il due novembre, c’è l’usanza Per i defunti andare al cimitero Ognuno ll’adda fà chesta crianza Ognuno adda tenè chistu penziero E io stu penziero, come dice Totò, o tengo, così come tutti quelli che hanno perso una persona cara. Dopo essere stato nella capella dei miei genitori, inizio un cammino che mi porta a girare per tutto il camposanto e a indugiare davanti alle tante tombe che mi paiono tessere di un grande mosaico dove vedi scorrere il tempo passato con le sue passioni, con le sue debolezze, con la sua povertà, con la sua tracotanza, con la sua grandezza: il cimitero come metafora della storia di un paese, come il luogo che racchiude la memoria biografica e collettiva di una comunità. Le lapidi raccontano ciò che non ricordiamo più: nomi che ritornano, mestieri, fotografie sbiadite, famiglie intere, amori interrotti, destini improvvisi. Allora la memoria smette di essere solo un ricordo privato, diventa racconto condiviso...
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Il borgo! Un fantasma che ciclicamente viene rievocato per illudersi che davvero sia possibile salvarlo dal degrado in cui è precipitato. In Campania ne sono stati censiti oltre 140 con una popolazione complessiva di circa 340. 000 abitanti. Ma la maggior parte è costituita da persone anziane, in quanto i giovani, gioco forza, vanno via per trovare lavoro. Sono presenti ancora quei pochi che, essendo stati fortunati, hanno trovato lavoro nel paese o nelle città capoluogo e, soprattutto, pensionati. I borghi sono rimasti, prigionieri della paura del cambiamento e dell’inerzia delle Amministrazioni comunali fino a diventare luoghi silenziosi, svuotati della vita che un tempo li animava Eppure, questi non luoghi , immersi nel verde della natura, dove le distanze si misurano a passo d’uomo e tutto acquista il sapore della magia, avrebbero grandi potenzialità di sviluppo se solo la politica fosse (stata) più attenta nel cogliere le occasioni di sviluppo che, pure non sono manc...
tempo di elezioni - tempo di candidature
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Socrate Le elezioni regionali, in Campania, sono prossime e, già da tempo, stiamo assistendo a feroci polemiche non solo tra destra e sinistra, ma all’interno degli stessi schierament; soprattutto a sinistra con la contrapposizione Fico – De Luca. Sono tanti le persone, sempre, più o meno, le stesse, che sono in attesa spasmodica della chiamata per dare il proprio prezioso contributo alla vittoria finale del proprio partito. Ma davvero tutti sono in grado di amministrare una comunità? Di occuparsi e preoccuparsi di cittadini che, col proprio voto, si affidano e si fidano di un corpo politico che chiede di poterli rappresentare? L’arte del governo della cosa pubblica presuppone impegno, coraggio decisionale, senso di responsabilità, disponibilità all’ascolto, un bagaglio di conoscenze specifiche e, ...