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Memoria e comunità

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  Ogni anno, il due novembre, c’è l’usanza Per i defunti andare al cimitero Ognuno ll’adda fà chesta crianza Ognuno adda tenè chistu penziero     E io stu penziero, come dice Totò, o tengo, così come tutti quelli che hanno perso una persona cara. Dopo essere stato nella capella dei miei genitori, inizio un cammino che mi porta a girare per tutto il camposanto e a indugiare davanti alle tante tombe che mi paiono tessere di un grande mosaico dove vedi scorrere il tempo passato con le sue passioni, con le sue debolezze, con la sua povertà, con la sua tracotanza, con la sua grandezza: il cimitero come   metafora della storia di un paese, come il luogo che racchiude la memoria biografica e collettiva di una comunità. Le lapidi raccontano ciò che non ricordiamo più: nomi che ritornano, mestieri, fotografie sbiadite, famiglie intere, amori interrotti, destini improvvisi. Allora la memoria smette di essere solo un ricordo privato, diventa racconto condiviso...
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  Il borgo! Un fantasma che ciclicamente viene rievocato per illudersi che davvero sia possibile salvarlo dal degrado in cui è precipitato. In Campania ne sono stati censiti oltre 140 con una popolazione complessiva di circa 340. 000 abitanti.  Ma la maggior parte è costituita da persone anziane, in quanto i giovani, gioco forza, vanno via per trovare lavoro. Sono presenti ancora quei pochi che, essendo stati fortunati, hanno trovato lavoro nel paese o nelle città capoluogo e, soprattutto, pensionati. I borghi sono rimasti, prigionieri della paura del cambiamento e dell’inerzia delle Amministrazioni comunali fino a diventare luoghi silenziosi, svuotati della vita che un tempo li animava Eppure, questi non luoghi , immersi nel verde della natura, dove le distanze si misurano a passo d’uomo e tutto acquista il sapore della magia, avrebbero grandi potenzialità di sviluppo se solo la politica fosse (stata) più attenta nel cogliere le occasioni di sviluppo che, pure non sono manc...

tempo di elezioni - tempo di candidature

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                                                    Socrate Le elezioni regionali, in Campania, sono prossime e, già da tempo, stiamo assistendo a feroci polemiche non solo tra destra e sinistra, ma all’interno degli stessi schierament; soprattutto a sinistra con la contrapposizione Fico – De Luca. Sono tanti le persone, sempre, più o meno, le stesse, che sono in attesa spasmodica della chiamata per dare il proprio prezioso  contributo alla vittoria finale del proprio partito. Ma davvero tutti sono in grado di amministrare una comunità? Di occuparsi e preoccuparsi di cittadini che, col proprio voto, si affidano e si fidano di un corpo politico che chiede di poterli rappresentare? L’arte del governo della cosa pubblica presuppone impegno, coraggio decisionale, senso di responsabilità, disponibilità all’ascolto, un bagaglio di conoscenze specifiche e, ...

Rotta delle Campizze

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  Rotta come sconfitta, disfatta e Campizze località vicino a Montesarchio. Questo luogo, il 20 gennaio del 1799, tre giorni dopo fu proclamata la Repubblica napoletana, fu teatro di una sanguinosa battaglia tra le truppe francesi e i cittadini di Benevento e di alcuni paesi viciniori. Le truppe napoleoniche furono inseguite e raggiunte, appunto a Campizze, dai beneventani che subirono numerosissime perdite. D’altra parte non poteva essere diversamente: semplici cittadini spinti dall’indignazione e dal risentimento contro un esercito che era il più forte d’Europa sotto la guida di Napoleone Bonaparte a cui, un giovanissimo Niccolò Ugo Foscolo, dedicò L’ Ode a Bonaparte liberatore  (1) , che:   disarmato il re Sardo, atterrito Ferdinand IV, re di Napoli, umiliato Pio VI, rovesciate due antiche repubbliche e forzato l’imperatore d’Austria alla tregua, davi pace ai nemici, costituzione all’Italia e al popolo francese onnipotenza.   La strage consumata a Campizz...

Mussolini e i ladri di regime (3) fine

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                                                                P assione italiana!  Come già detto, l’ultima parte del saggio di Canali e Volpini riguarda direttamente Mussolini e sua moglie Rachele. Il Duce, quando il fascismo, 25 luglio 1943, cadde , era un uomo ricco, proprietario di terreni, di immobili e di un imponente complesso tipografico, beni che saranno valutati, nel 1950, ben due miliardi . I venti anni di potere assoluto avevano reso il povero maestrino e la contadina sempliciotta e rozza di Predappio due ricchi borghesi.   La rappresentazione costruita di un uomo lontano dal lusso e di una donna semplice, per alcuni versi sempliciotta e rozza, non interessata al potere e all’accumulo di beni mobili e immobili, non regge di fronte all’elenco delle proprietà accumulate durante il ventennio, nonostante l...

Mussolini e i ladri di regime 2°

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                                                                   Clara Petacci Dopo il ras di Cremona, Robero Farinacci, che da  semplice ferroviere, prima del fascismo, si ritrova, alla fine, con un patrimonio valutato oltre 600 mlioni, gli autori riportano le vicende di uno dei  gerarchi più potenti del regime,   Alessandro Pavolini (1), il Robespierre nero, fondatore delle brigate nere, segretario del fascio di combattimento a 23 anni, Federale del PNF a 25, deputato a 31 e ministro della cultura popolare (minculpopo)a 36.  Una carriera da invidiare! Sposato con tre figli, amante di Doris Duranti, astro nascente del cinema imperiale fascista, a cui diede molti milioni, un appartamento pagato un milione e mezzo con arredamenmto di lusso fatto da antiquariati di Piazza di Spagna, gioelli e...

20 settembre 1943

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  Si celebra oggi la “ Giornata degli Internati militari Italiani” n ei campi di concentramento Tedeschi. E’ stata istituita il 31 gennaio di quest’anno e approvata dal Senato all’unanimità. Conosciuta come IMI , è una pagina della nostra storia, poco nota, della seconda guerra mondiale. ll 20 settembre perché in quel giorno del 1943 Hitler modificò unilateralmente lo status dei militari italiani da prigionieri di guerra a internati militari . Chiaramente, ciò non fu un semplice gioco di parole perché nascondeva un’atroce verità: privare i prigionieri italiani dell’assistenza della Croce Rossa Internazionale, così come previsto dalla convenzione di Ginevra del 1929. Fu un atto di vendetta di Hitler e del regime nazista per la scelta fatta dagli italiani, dopo l’armistizio del 1943, di non combattere per i tedeschi né di entrare a far parte della Repubblica Sociale di Salò. Furono rinchiusi a Unterluss, in Germania; resistettero per due anni in condizioni durissime: circa 650.000 ...