Memoria e comunità
Ogni anno, il due novembre, c’è l’usanza Per i defunti andare al cimitero Ognuno ll’adda fà chesta crianza Ognuno adda tenè chistu penziero E io stu penziero, come dice Totò, o tengo, così come tutti quelli che hanno perso una persona cara. Dopo essere stato nella capella dei miei genitori, inizio un cammino che mi porta a girare per tutto il camposanto e a indugiare davanti alle tante tombe che mi paiono tessere di un grande mosaico dove vedi scorrere il tempo passato con le sue passioni, con le sue debolezze, con la sua povertà, con la sua tracotanza, con la sua grandezza: il cimitero come metafora della storia di un paese, come il luogo che racchiude la memoria biografica e collettiva di una comunità. Le lapidi raccontano ciò che non ricordiamo più: nomi che ritornano, mestieri, fotografie sbiadite, famiglie intere, amori interrotti, destini improvvisi. Allora la memoria smette di essere solo un ricordo privato, diventa racconto condiviso...