Mille papaveri rossi

Ho ripreso  un libro scritto da Erich Maria Remarque  e di cui esiste anche una trasposizione cinematografica che ebbe moltissimi riconoscimenti. Un film crudo nella sua eff


erata violenza. Scene strazianti di uomini dilaniati dalle bombe, la ferocia, la brutalità di una guerra, come tutte le guerre, che pone allo spettatore l'eterna domanda: perchè? per chi? 

Domande senza risposte perché niente  giustifica l'indifferenza, la disumanità dell'uomo per l'altro uomo  e, credo che Ernest Hemingway abbia perfettamente ragione quando scrive che coloro che profttano della guerra e aiutano a provocarla dovrebbero essere fucilati, il giorno stesso  che incominciano a farla, da rappresentanti accreditati di cittadini che la  combatteranno.                                                                                   

Appena diciotenne, Remarque, chiamato alle armi, partecipò alla prima guerra mondiale dove fu seriamente ferito. Nel 1929 pubblica il libro " Niente di Nuovo sul fronte Occidentale" nel quale racconta la crudeltà della guerra (la stessa di Gaza, di Kiev e delle tante altre guerre sparse nel mondo). Opera, questa, che insieme con tante altre, fu bruciata dal nazismo nel 1933. 

Voglio riportare una pagina di quel libro che, se tenuta presente, basterebbe da sola a far ripudiare per sempre la guerra o farla combattere, davvero, a chi l'ha dichiarata in nome dei popoli che rappresentano:

Io sono giovane, ho vent'anni; ma della vita non conosco altro che la disperazione, la morte, il terrore e la insensata, superficialità congiunta con un abisso di sofferenze.

Io vedo dei popoli spinti l'uno contro l'altro e che senza una parola, inconsciamente, stupidamente, in una incolpevole obbedienza, si uccidono a vicenda . Per anni e anni la nostra occupazione è stata di uccidere, è stata la nostra prima professione di vita. Il nostro sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?

L'incipit ha riportato la mia mente a tanti anni fa quando, vicino all'abbazia di MonteCassino, entrai nel cimitero di guerra dove riposano i soldati polacchi del secondo Corpo d'armata: una distesa di croci di marmo segnate ognuna da una data: quella dei vent'anni, dei sogni infranti, delle illusioni spezzate in una trincea senza mai aver visto il sole.

 1051soldati; chi vi entra è accolto da una scritta sul pavimento dove vi è scritto:

passante dì alla

Polonia che siamo 

caduti fedeli 

al suo servizio.

Mentre sull'obelisco innalzato in loro onore si trova la seguente iscrizione: 

Per la nostra e la 

vostra libertà noi

soldati polacchi

demmo l'anima a

Dio, i corpi alla 

terra d'Italia, alla 

Polonia i cuori.

 

Mille e mille e mille ancora mille papaveri rossi ... per una divisa di un altro colore!



  



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