Le esternazioni di Papa Francesco

 Papa Francesco è un Papa che a momenti di grande partecipazione, sofferenza per i dolori del mondo fa seguire esternazioni, a dir poco discutibili, e certamente offensive, come quelle fatte, a proposito dell'aborto, durante il viaggio di ritorno dal Belgio

Il Papa è libero di esprimere la posizione della Chiesa in materia di aborto senza per questo ricorrere a espressioni brutali come Sicari: sarebbero i medici che praticano l'aborto nelle cliniche pubbliche in virtù di una legge dello Stato italiano!  E assassine sarebbero quelle donne che abortiscono; facendo finta di dimenticare che l'esperienza dell'aborto è quanto di più traumatico possa accadere a una donna e che il ricorso all'aborto rappresenta l'estrema  l'estrema ratio.

 E questo, dice il Papa, sicari, assassine, non è discutibile perché ritiene che il corpo della donna così come quella del nascituro appartengono a Dio. 

Anni d lotta del femminismo per affermare la determinazione sul proprio corpo come la forma più alta della libertà di coscienza che si infrangono contro il muro alzato dalla Chiesa cattolica che non riconosce alla donna il diritto all'autodeterminazione, ma è vista ancora , in sintonia con una visione patriarcale della società, come madre  che porta la vita nel suo grembo a qualsiasi costo.

Papa Bergoglio ha usato un termine forte, molto forte, perché sicario è colui che viene pagato per uccidere qualcuno; non lo stesso si può dire di chi esercita la professione di medico in un ospedale pubblico, con un titolo di studio ottenuto dalle università statali o private legalmente riconosciute, in virtù di una legge dello Stato, la 194/ 78. 

Il sicario è chi uccide  su commissione, uccide per conto di un mandante che  lo paga per il sevizio resogli; il medico che pratica l'aborto non guadagna niente di più rispetto a quello che è lo stipendio che normalmente riceve per espletare la propria professione.   

Criticare una legge dello Stato o ritenerla liberticida è certamente un'interferenza nella vita e nell'organizzazione di un'altra nazione che non rientra nei compiti di un capo di stato come lo è Papa Francesco. 

Il nostro, è uno Stato  laico  e i cittadini, come in ogni altro luogo, obbediscono alle sue leggi, quindi non capisco che significato assuma l'obiezione di coscienza che permette di potersi esimere dall'applicazione di una legge dello Stato. 

 La legge morale prevale sulla legge dello Stato?  E' vero che tra gli articoli della legge fu prevista la possibilità del personale sanitario di potersi rifiutare ad un obbligo imposto dalla legge contraria  ai propri convincimenti morali e alla propria coscienza ( fu inserita come compromesso con i movimenti cattolici per far passare la legge!!), ma  chi sceglie di voler fare il ginecologo (a) sa che potrà capitargli  anche quello di dover interrompere  una gravidanza e se tale tipo di intervento cozza con  i propri principi morali avrebbe dovuto scegliere  altra specializzazione oppure chiedere di lavorare in strutture dove non si praticano gli aborti.

Certamente, oggi, andrebbe abolita e i  nostri politici, tout court, avrebbero dovuto difendere con forza, una legge approvata  dal Parlamento, invece, con poche eccezioni, non è stata avvertita questa esigenza, forse per una sorta di rispetto per la figura del pontefice.  

Cosa bisogna fare? Ritornare al passato quando le donne ricorrevano alle mammane che con ferri di ombrelli ed arnesi vasi o con pozioni velenose, iniezioni di valium e senza anestesia intervenivano per interrompere una gravidanza con pericolo di morte per la donna? Non bisogna dimenticare che prima dell'approvazione della 194/78 vi erano centinaia e centinaia di migliaia di aborti clandestini ogni anno, ridottisi a poche decine di migliaia, circa sessantamila.

La legge, nonostante tutte le difficoltà frapposte,  soprattutto  dal gran numero di obiettori di coscienza (in Veneto raggiungono la cifra dell'86%!!) e, non ultima, dall'ingresso nei consultori delle associazioni antiabortiste, fu, ed è, una grande conquista per le donne in quanto depenalizzava  l'interruzione volontaria di gravidanza e certamente, oggi, è una legge che non va abolita nè modificata, ma semplicemnte applicata come tutte le leggi dello Stato italiano contro cui non bisogna ricorrere al terrorismo psicologico e morale,  ma mostrare quella misericordia, così cara a Papa Bergoglio,  di una Chiesa in cammino che "sperimenti una cultura dell'incontro capace di trasformare le distanze in prossimità e le diversità in accoglienza"

                                                                                         Ben (iamino Iasiello)

 

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